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Fermiamo tutto!

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Fermiamo tutto,

vogliamo scendere dal treno

che arranca, fermata dopo fermata,

arresto dopo arresto,

i binari non arrivano mai ad essere tangenti,

alloggiati, senza comodità, sul carrozzone

di un ente statale, di un’azienda multinazionale,

delle sedie di una riunione condominiale,

sul carrozzone di coda è meglio, dicono,

nel caso di incidente avremo la fortuna

incontrovertibile di defungere di morte cerebrale.

 

Fermiamo tutto,

vogliamo scendere dall’ottovolante,

che danza, e balla, e gira su se stesso,

mettendoci a testa sotto, e a culo in fuori,

lontani dal vincolo del riflusso delle liberalizzazioni,

libertà di uscire dal mercato del lavoro,

rifiutare corone d’alloro, ruttare a un concistoro,

contestando IVA, IMU, IRPEF, ILOR, TAV

Tavor e Serenase, assunti a urgente necessità

a ogni smania di steccar fuori dal coro.

 

Fermiamo tutto,

basta, stop,

ce lo chiede l’Unione Europea dagli angoli scuri d’un porno-shop,

ce lo chiedono milioni di barboni dalla società americana

lieti di accompagnarsi alle migliaia di nuovi soci della Caritas ambrosiana,

ce lo chiedono i docenti d’economia, i maestri di finanza,

disponibili a tradurre la disperazione della gente in ordinanza.

con l’obiettivo, finalmente, di delocalizzare dall’area ungherese

i centri di una grande industria, installandoli a Termini Imerese.

 

                         [Il Guastatore, 2012]

 

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